Rugani, il Napoli e la lunga strada per diventare campione

Rugani1Quest’estate (ma anche nella sessione invernale) Aurelio De Laurentiis aveva superato la soglia dei 25 milioni per accontentare Maurizio Sarri e portare così a Napoli il suo pupillo, quel Daniele Rugani che si era imposto lo scorso anno con la maglia dell’Empoli. Proposta rifiutata con cortesia da società e giocatore, felice della considerazione ma convinto di potersi confermare in breve tempo anche con la maglia della sua squadra del cuore, primo club a credere in lui e ad acquistarlo definitivamente proprio un anno fa dopo mezza stagione da protagonista in terra toscana. Eppure Sarri ci aveva sperato perché considera Rugani il migliore prospetto degli ultimi anni, ma il suo lavoro sul ragazzo si è interrotto sul più bello lasciando un gusto amaro in bocca. Il tecnico toscano ha così detto addio alla possibilità di allenare di nuovo Rugani e ha puntato su Kalidou Koulibaly, plasmato a dovere in pochi mesi anche grazie alla scrupolosa organizzazione difensiva mostrata per buona parte della stagione.

Le strade si sono separate e se Sarri è riuscito a trovare nel difensore senegalese il giusto compromesso tra forza fisica e tattica, Rugani non è riuscito a confermarsi come voleva perché non aveva fatto i conti con i tanti ostacoli di una carriera. Non basta il talento, per diventare grande c’è bisogno di tanto altro. In una società nata per vincere, dove la maglia pesa e per imporsi bisogna sbaragliare una concorrenza agguerita, a fare la differenza è il carattere e la forza mentale ed invece Rugani, lasciato in disparte per buona parte della stagione, ha continuato ad allenarsi in silenzio sperando di catturare qualche segreto ai vari Bonucci, Chiellini e Barzagli, giocatori d’esperienza e con tanti titoli in bacheca. Nel frattempo però chissà quante volte il ragazzo avrà pensato alla proposta del Napoli e al suo maestro Sarri e chissà se avrà visto il quasi coetaneo Alessio Romagnoli, anche lui esploso lo scorso anno con la maglia della Sampdoria. Il difensore classe Roma ha trovato in Sinisa Mihajlovic un vero e proprio maestro e di ritorno nella capitale ha spinto per la cessione al Milan proprio per seguire l’allenatore che ha sempre creduto in lui. Il calcio è materia ricca di variabili indefinite e solo il tempo può darci una risposta esauriente ad una scelta fatta per il bene della propria carriera, ma nel frattempo Romagnoli è riuscito a farsi valere anche nel Milan mentre ieri sera Daniele Rugani è stato protagonista in negativo della sfida di Coppa Italia contro l’Inter.

Per il difensore è stato il primo vero test da titolare nella Juventus, ma travolto dalla banda di Mancini e in pieno caos mentale dopo una serie di errori madornali, ha causato anche il rigore del 3-0. Una prova incolore che non scredita il valore del giocatore, giovane e capace di poter dimenticare in fretta questa brutta parentesi, ma che conferma quanto spesso solo il talento non basta ad un calciatore per diventare un vero campione.

di Claudio Cafarelli

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