VERSO LA LEGGENDA – Hamsik si “blinda” in azzurro: un eroe che vuole diventare un simbolo

Hamsik
Marek Hamsik © Getty Images

 

“Con Insigne parlo in napoletano in allenamento, ricordate il suo labiale a Hysaj a Genova qualche settimana fa?”. E giù una risata, composta ed elegante come sa essere. Marek Hamsik è così, ormai abbiamo imparato a conoscerlo. Quel look aggressivo e un po’ eccessivo che stona con il suo essere così anti-personaggio, così educato, gentile e sereno. Così capitano. Napoli è la sua città d’adozione, ormai non c’è neanche più bisogno di sottolinearlo. Una bandiera. Una bandiera slovacca che sventola su Napoli, anzi su Castelvolturno, dove c’è la casa che ha scelto fin da quando è arrivato, dieci anni fa: “Vivo qui da quando ho 20 anni, all’inizio ero un ragazzino e volevo stare il più vicino possibile al campo di allenamento, poi qui ho messo radici e ho tanti amici”. Con un occhio alla leggenda e uno alla Storia: se il gol per raggiungere Maradona è solo questione di tempo, il record di Bruscolotti invece è ancora un po’ lontano. Trentanove presenze: non basterà quest’anno, ci vorrà anche il prossimo. Ma al momento anche quel traguardo non sembra essere minimamente in discussione.

 

Hamsik Mertens Insigne Lazio-Napoli ©Getty
Lazio-Napoli: Hamsik, Mertens ed Insigne esultano ©Getty

Calciomercato Napoli, Hamsik e i rifiuti a Milan e Juve: “Per me una scelta di vita”

Una scelta di vita. Così il capitano azzurro definisce la sua decisione di restare tanto tempo a Napoli, nell’intervista che Hamsik ha rilasciato oggi a ‘Radio Kiss Kiss’. Parole d’amore e un ricordo nitido: le offerte di Milan e Juventus di qualche calciomercato Napoli fa e il suo rifiuto netto, e motivato da un solo credo: “Sono da 10 anni al Napoli, adoro i dolci della cucina napoletana, la mozzarella, la pizza, il ragù, e ormai parlo anche napoletano. Ho detto di no a Milan e Juventus per assecondare la mia scelta di vita. Se dovessimo vincere lo scudetto qui sarebbe qualcosa di incredibile. E sarei io a rappresentare il Napoli, da capitano”. C’è chi cerca i trofei e la gloria mondiale, poi c’è chi cerca la gloria a casa sua, in una città che lo ama e – salvo qualche sporadico “infedele” – lo osanna come il simbolo di una straordinaria rinascita. Quelli come lui sono rari come i diamanti, sono sempre meno si chiamano in un solo modo. Si chiamano bandiere.

 

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