LIGHT BLUES – Oltre l’arcobaleno ci sono 15 finali

Sounds like light blues by Napolicalciolive.com
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11 vittorie su 12 trasferte ed una media punti che mette gli azzurri sulla scia delle più grandi d’Europa, in quel Parnaso calcistico abitato da City e Barcellona.

Gli uomini di Sarri ci mettono un po’ a capire che il Benevento non è il Sassuolo visto contro la Juventus nella gara del pomeriggio, per questo servono 10 minuti di mancato predominio per far salire in cattedra i talenti del roster azzurro e riprendere in mano una gara che senza gli opportuni accorgimenti sarebbe potuta sfuggire di mano.

Oltre l’arcobaleno

La pennellata di Dries Mertens al 20’ è un capolavoro d’arte moderna. Imbarazzante la semplicità con cui il belga accarezza la sfera e la deposita nell’angolo alle spalle di Puggioni, che ha come unico demerito, quello di non aver neanche immaginato una parabola del genere. A queste cose Dries ci sta abituando, ed i gol al Torino l’anno scorso ed alla Lazio quest’anno ne sono la dimostrazione tangibile.

La semplicità con cui realizza questo genere di gol lo fa sembrare uno scugnizzo qualsiasi, di un quartiere qualsiasi, che prima di calciare dice al portiere anche un provocatorio “acchiappa tiè”. E quando la parte più brutta del calcio (calciomercato) finisce, ritorna la bellezza travestita da un pazzo con la 14 che porta con sé l’entusiasmo di un ragazzino, e che vuole ricordare a tutti perché questo è lo sport più bello del mondo.

Come un coltello a sei lame

È il tredicesimo minuto di gioco quando nell’insoddisfazione dilagante arriva un lampo di luce. Insigne riceve palla al limite dell’area in mezzo a 4 avversari. Gli bastano due tocchi per liberarsi e dar sfogo al suo genio: pallonetto che sfida la geometria ed ogni credo religioso. Traversa. Una delusione per gli occhi e per i cuori: tutti trafitti a morte dalla smorfia stampata sul volto di Lorenzo.

Un pallonetto che mi ha ricordato nel gesto, ma non nella dinamica, quello che Totti siglò a San Siro contro l’Inter un bel po’ di anni fa. In quel caso il 10 giallorosso tentò la giocata in campo aperto, mentre ieri Lorenzo l’ha tirata fuori nello stretto, mentre era circondato dagli avversari. Peccato che come tutti i no-goal rischia di svanire lentamente dalla memoria storica, perché la giocata di Insigne è quella che quando la vedi ti viene voglia di scendere giù al palazzo e fare il pallonetto al tuo portiere mentre sta smistando la posta: ti fa tornare bambino.

15 passi, 15 finali

Sapevamo sarebbe stato così. Affrontare ogni partita come una finale, come un gara decisiva. Questa convinzione potrebbe suonare come la forza degli azzurri certo, ma al tempo stesso anche la peggiore condanna. Vincere per tenere lontani i mugugni della piazza, già divisa sull’operato della società a gennaio (vedi Curva A e B), e tenere lontani gli sciacalli che arrivano da terre lontane. Surreale che con un Napoli al primo posto l’unica cosa che interessa alla stampa nazionale sa il mancato arrivo di Politano e la querelle sul rinnovo di Sarri.

A questo va aggiunto quanto sia inutile porre domande del genere a Sarri, un uomo di campo che se ci ha insegnato una cosa da quando è al Napoli, è che non risponderà mai e poi mai a cose che esulano dal rettangolo verde. Ed infatti, anziché chiedere ad esempio se i primi 10’ minuti di Benevento siano merito degli avversari o demeriti propri, ecco che arriva la domanda: “Mister, in settimana c’è l’incontro con il Presidente per il rinnovo?”. Come se un primato, di gioco e di risultati, non bastasse a tenere l’argomento su quello che il Napoli ha dimostrato in campo con i calciatori e non nelle stanze degli hotel con i propri dirigenti. A questo voglio trovare il motivo del disturbo esterno, ma non basta, quindi voglio pensare che alla fine distogliere l’attenzione da quello che il Napoli esprime è solo una dimostrazione di invidia e paura per quanto si sta creando. Ma magari sbaglio.

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