Napoli-Roma, Ciro Esposito e quel silenzio assordante – VIDEO

Quest’anno saranno 4 anni che Ciro Esposito non c’è più. Una ferita che sembra chiusa per tanti, in questo mondo fast-food che il giorno dopo ha già dimenticato una tragedia accaduta il giorno prima. Ma per Napoli, o almeno per la parte di Napoli che ha sentimenti e uno straccio di memoria, la figura di Ciro Esposito è sempre lì, ingombrante e dolorosa come tutte le ferite che non si rimarginano. E ogni Napoli-Roma o Roma-Napoli che sia è un quintale di sale sparso su quella ferita. All’epoca furono in tanti ad usare la frase “morte del calcio” come collutorio, furono in tanti a mostrarci la faccia imbronciata per poi archiviare la storia il giorno dopo, quando non faceva più audience. Invece quel giorno il calcio visse eccome, in un trofeo che il Napoli vinse anche per Ciro, andato a Roma per vedere i suoi beniamini alzare la coppa e stroncato da un criminale insensato almeno quanto il suo gesto, ma non certo insensato quanto la ridicola punizione che gli è stata comminata. Perché quella sera non è morto Ciro, spirato in ospedale 52 giorni dopo, al termine di una lunga agonia. No, non è morto neppure il calcio e non è morto neppure il tifo. Quella sera, per dirla con Antonella Leardi, è morto lo Stato.

Antonella Leardi  Getty Images

Napoli-Roma, Ciro Esposito 4 anni dopo: la sentenza assurda e le battaglie di Antonella Leardi

Napoli-Roma a Napoli è, e sarà sempre, la partita di Ciro Esposito. Quella sera si giocava Napoli-Fiorentina, ma dopo quel colpo di pistola è stato inevitabile identificare il 3 maggio 2014 come un infinito Napoli-Roma. Gli Ultrà romanisti si schierarono apertamente con Daniele De Santis, autore di un gesto che oltre alle norme del tifo sconfessa anche qualsiasi regola basilare del mondo Ultrà, un aspetto che nessuno ha mai voluto sottolineare. Gli Ultrà non sparano, gli Ultrà non uccidono, gli Ultrà non fanno nulla di ciò che quella sera ha fatto De Santis. Perciò il messaggio trasmesso in quei giorni è sbagliato. Si è trattato di un gesto criminale commesso da un criminale, psicolabile e fascista, non certo una “bravata” di un tifoso come emerge dalla sentenza-scandalo che ha ridotto la pena di ‘Gastone’ – nomen omen – da 26 anni a 16. Dopo quella sentenza la mamma-coraggio Antonella Leardi si è battuta e si sta battendo in ogni sede per cercare almeno una briciola di giustizia, che non le restituirà mai suo figlio ma almeno punirebbe adeguatamente il suo omicida. Invece no, invece la vicenda si sta spegnendo nel silenzio assordante di chi ha già deciso che quella serata è stata solo un incidente di percorso dei soliti scontri fra tifosi. Che Napoli-Roma sia invece un’altra occasione per ricordare Ciro Esposito e la sua morte. Insensata, come la sentenza del Tribunale. È il caso di ribadirlo, a caratteri cubitali.

Ciro Vive: Ciro Esposito, Antonella Leardi e le iniziative per amore del calcio

Parlo in prima persona, perché è facile in certe occasioni passare per ipocriti o peggio per paraculo. Invece su questa storia bisogna metterci la faccia, bisogna metterci la firma, sulle petizioni di ‘Ciro Vive’ e tutto ciò che serve a ricordare gli ultimi, assurdi quattro anni. Nessuno di noi proverà mai il dolore che prova Antonella Leardi, ma quei giorni sono stati terribili per tutti, sicuramente sono stati terribili per me che amo il calcio, che amo il tifo e la rivalità con i tifosi avversari, che ho sempre guardato con passione al movimento Ultrà e che so perfettamente che gli Ultrà NON fanno ciò che ha fatto De Santis. Stimo infinitamente la signora Leardi, che in questi anni avrebbe potuto tranquillamente fomentare l’odio e trasmettere messaggi di disunione, fascisti più di quel delinquente che le ha ucciso il figlio. Invece ha sempre predicato la pace, ha sempre ribadito che il tifo è sano quanto lo sport e che morire per una partita di calcio non ha senso. Antonella con l’associazione ‘Ciro Vive’ sta girando Napoli e l’Italia, con un presenzialismo invidiabile e disumano, gira per le scuole per trasmettere un messaggio di pace, sport e tifo a partire dai bambini. Perché non ci sia mai più un Daniele De Santis, ma ci siano dieci, cento, mille Ciro Esposito. Il modo più bello per far “vivere” ancora Ciro.

Di seguito vi proponiamo un’intervista realizzata qualche mese fa da Giorgio Bruno di Hangover Entertainment ad Antonella Leardi. Tredici minuti illuminanti, che aprono il cuore e la mente. Per non dimenticare. Mai.

di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)

 

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