Perché il tifoso napoletano si polarizza così tanto?

Napoli, da anni c’è un’eccessiva polarizzazione attorno alcune figure chiave della società: cerchiamo di comprenderne i motivi

Insigne esulta (Getty Images)

E’ quasi singolare che, in una città dove gli assoluti non esistono, la tifoseria si polarizzi così estremamente su alcuni concetti, idee o personaggi chiave del Calcio Napoli. Si può essere pro-ADL o contro-ADL, così come si può essere pro-Ancelotti o contro-Ancelotti. E ancora, si può essere pro-Insigne o contro-Insigne, e così fino al magazziniere Tommaso Starace. La verità è difficile da trovare, ma è sicuramente divertente e malincomica nel suo stesso processo di rivelazione. La piazza napoletana è da sempre specchio di umori spesso contrastanti tra loro, dove è difficile riscontrare un’omogeneità di pensiero, più consistente in altre piazze. E questa instabilità emotiva che c’è alla base del tifo (e a volte anche tra le fila di chi fa comunicazione) che rende ancor più ballerina la solidità psicologica della squadra. E’ un po’ assurdo, ma quello che manca a volte è la comprensione ed il riconoscimento di grosse aree grigie, nelle quali il tifoso deve indagare e soprassedere un secondo, prima di sparare il proprio giudizio.

Nessun codice, ma a Napoli il tifoso avrebbe bisogno di equilibrio

E’ chiaro, non è intenzione di questo pezzo fare di tutta l’erba un fascio, ma è importante riconoscere un dato. Quello stesso equilibrio che spesso e volentieri il tifoso chiede alla propria squadra, manca a lui in primis. Non si parla di equilibrio tattico (quello deve essere preteso anche con le mazze e con le pietre, per citare personaggi più illustri), ma bensì di equilibrio emotivo.

Il Napoli ha spesso dimostrato di essere una squadra fragile mentalmente, soprattutto nei momenti clou della stagione. Momenti dove la piazza sembrava essersi polarizzata a tal punto da rischiare il collasso: al doppio confronto contro l’Arsenal, il Napoli non arrivò in maniera brillante, questo è certo. Eppure, l’unica diatriba che prese atto ed esplose in quel periodo fu l’essere pro o contro Ancelotti, ignorando tutto ciò che da quella partita ne conseguì, nel bene e soprattutto nel male. Gli azzurri uscirono dall’Europa League fortemente ridimensionati, per una miriade di fattori, ma l’attenzione si concentrò banalmente su questo dualismo, che poi culminò con la vittoria del Chelsea in Europa e la divisione (quasi terroristica) tra ancelottiani sarristi. Non si può chiedere ad un tifoso di essere equilibrato sempre, fino calcolatore in ogni determinata situazione. Tuttavia, si può chiedere a quest’ultimo di ragionare un filino di più. Soprattutto in momenti come questi, dove l’ottimismo sembra ai minimi termini, seppur parliamo di una squadra che ristagna ai vertici nazionali ed europei ormai da anni. Allora è questo l’augurio che bisogna farsi, oltre a quello di ritrovare il vero Napoli, una volta messa alle spalle questa sosta: la speranza di mettere da parte tutte le diatribe inutili e superflue. A fine anno ci sarà tempo per processi, scismi ideologici e altre amenità.

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