LA SERIE A CHE VERRÀ – Anche la Fiorentina col nuovo stadio. E a Napoli?

Fiorentina ©Getty

 

I diretti interessati l’hanno chiamato “Rinascimento Viola”, non solo uno stadio nuovo, dunque, ma una vera e propria rivoluzione che porterà anche Firenze e la Fiorentina nel calcio moderno.
Il presidente Della Valle l’ha presentato stamattina, il nuovo stadio per i viola andrà a sostituire il presente Franchi: in un video di presentazione spettacolare, uno stadio futuristico, che non sarà solo calcio ma darà la possibilità di riqualificare un’intera zona larga ben 48 ettari, occupati tra campo, centro sportivo, centro commerciale e, ovviamente, il rifacimento di tutti i collegamenti da e per il centro, tra metropolitana e tram.
Il nuovo Franchi, da 40mila posti, dovrebbe sorgere tra il 2021 e il 2022, stesse tempistiche individuate qualche settimana fa a Roma, per la nuova struttura giallorossa.
Un movimento, quello che sta venendo fuori nell’ultimo periodo, che non si è fermato a Firenze e Roma: nel frattempo, anche il Bologna ha presentato alle istituzioni un progetto di rifacimento del Dall’Ara, così come a Cagliari vanno avanti le prime proposte.
Tutti potranno dunque affiancarsi a Juventus e Udinese, le prime due società con stadi nuovi e di proprietà in Italia, e non si ferma mica qui: le nuove proprietà che stanno arrivando nel nostro Paese portano con sé indotti economici importanti, gli stessi che potrebbero arrivare anche a Milano: il progetto del nuovo stadio del Milan è ormai pronto da tempo e, se closing sarà, la nuova proprietà penserà a quello in primis, naturale continuazione di quanto fatto negli ultimi anni con “Casa Milan”. Ma anche Suning e l’Inter non scherzano: le rivalità cittadine si fanno sentire e allora anche i nerazzurri (così come la Lazio con Lotito) pensano ad un nuovo impianto per poter stare al passo dei cugini.

A NAPOLI TUTTO TACE…

E a Napoli? La situazione si è appena assestata con l’arrivo del Real Madrid in città: i napoletani hanno risposto perfettamente all’evento, anche Napoli è stata da premiare.
Il San Paolo ha provato a rifarsi il trucco, da vecchio stadio qual è, ma per quanto importanti e decisi, gli interventi effettuati non saranno mai abbastanza.
Il Comune ha messo a disposizione le sue risorse, così in due mesi qualcosa si è fatto: gli spogliatoi ospiti, ad esempio, completamente messi a nuovo, alcuni passaggi interni della struttura, così come la tribuna stampa rinnovata e dotata di servizi igienici precedentemente assenti.
Per i tifosi, però, nessuna novità: l’unica visibile il nuovo sottopassaggio, che permette agli azzurri di accedere al campo non più dalla storica scaletta che dà sulla Curva B ma direttamente alle spalle delle panchine, un ingresso più “europeo” come nel resto dei nuovi stadi del continente.
Una prima parte dell’intervento è dunque finito, ora si consentirà il libero accesso all’impianto, poi in estate il Comune dovrebbe (condizionale d’obbligo) tornare al lavoro per un aiuto consistente alla struttura e per innesti che possano anche migliorare la situazione dei tifosi.
Quanto basteranno? Probabilmente poco, perché per una vera e propria ristrutturazione bisognerebbe lavorare un triennio ad alti ritmi e senza alcun evento sportivo da disputare. Un programma improbabile.
C’è una soluzione? Sempre la stessa: nuovo stadio o interventi mirati che almeno non peggiorino la situazione? Questo il bivio in cui Napoli e il Napoli devono scegliere, superando a piè pari le inutili beghe tra figuranti come i teatrini inscenati da De Laurentiis e De Magistris che giocano a rincorrersi quando si tratta del San Paolo.
La ragione, in questo caso, non sarà di nessuno e di quei botta e risposta nessuno, soprattutto i tifosi, ne sente il bisogno.
C’è bisogno di una scelta coraggiosa e di investimenti seri che possano ridare a Napoli e al Napoli un respiro europeo, la possibilità di entrare nel calcio che conta prima ancora di scendere in campo ed eliminando la situazione a tratti drammatica vissuta oggi dai tifosi. Ci si segga a tavolino e si scelga il meglio, per il bene della città e dei cittadini.
L’Italia, che sembrava non volersi svegliare, lo sta invece facendo: da Torino a Cagliari, in molti hanno già capito la direzione da prendere.
Se non vuole restare tagliato fuori nella corsa al domani, il Napoli farebbe bene a scegliere il suo futuro con le proprie mani. Per non dover poi rincorrere tutti su due fronti: quello sportivo e quello economico, nei prossimi anni ancor più determinante.

 

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

 

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