Milik: “Rapina, pistola alla tempia? Falso! A Napoli ‘guardano’ gli orologi”

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Arkadiusz Milik © Getty Images

Intervistato con il portiere della Juventus Wojciech Szczesny e del ciclista Lukasz Wisniowski all’interno del programma televisivo “Prosto w Szczene”, Arek Milik, attaccante del Napoli, ha parlato anche della rapina subita la notte dopo la partita di Champions League Napoli-Liverpool

La punta della squadra partenopea ha smentito l’indiscrezione secondo cui gli sarebbe stata rivolta una pistola alla tempia nel corso della rapina, mentre Szczesny e Wisniowski si sono domandati quale sarebbe stato l’atteggiamento migliore da tenere in una situazione così. Queste le parole riportate da ‘CalcioNapoli24.it’: “È stato un po’ spiacevole, dopo la rapina ho ricevuto una decina di messaggi su Instagram in cui mi chiedevano che ora fosse”, ha affermato Milik. “Ognuno è saggio, poi improvvisamente vedi l’arma e non sai cosa fare. Abbiamo parlato con Arkadiusz di ciò che gli è successo recentemente vicino Napoli, lo ha commentato con noi” ha dichiarato Wojciech Szczesny.

Milik ha poi proseguito: “Ho giocato da ala esterna da quando avevo dodici anni fino a quando ne avevo diciassette. Ci ho giocato anche quando sono arrivato al Gornik Zabrze, ma poi l’allenatore dell’epoca mi spostò in avanti. Al primo allenamento mi capitò un uno-contro-uno contro Pazdan, mi distrusse. I calciatori della Nazionale? In questo esercizio non sono il migliore, e nemmeno Lewandowski che preferisce dedicarsi al lavoro in area di rigore e al lavoro basato sulla forza. Dribbling? Forse Zielinski è tra i migliori, anche Grosicki se la cava grazie alla sua velocità”.

La conversazione tra Milik, Szczesny e Wisniowski

Szczesny: “Ho visto che ti hanno puntato una pistola alla tempia, o qualcosa del genere”
Milik: “No, no, nessuno mi ha puntato una pistola alla testa”
Szczesny: “Eppure è così che hanno descritto la cosa”
Wisniowski: “E’ stato descritto in modo tale che ti avessero puntato una pistola alla tempia”
Milik: “No, non è andata così”

Napoli, Milik racconta la rapina

L’attaccante azzurro ha quindi descritto tutte le fasi della rapina spiegando come lui fosse in auto con la sua famiglia e che, anche nel caso fosse stato da solo, si sarebbe comportato allo stesso modo in quanto vedendo la pistola in mano al rapinatore è restato decisamente intimorito: “Napoli è una città normale, eppure fanno ‘attenzione’ agli orologi e ai gioielli. Per questo, forse, i napoletani non li mettono in mostra. In quell’occasione non mi aspettavo problemi, avevo l’orologio e poi non ero a Napoli bensì vicino la mia abitazione. Non me l’aspettavo, non essendo in città”. Milik ha infine raccontato quanto era accaduto in passato ad Hamsik: “Ho saputo che anche Marek ha vissuto per due volte una situazione simile. In un’occasione gli hanno restituito il maltolto, in un’altra occasione no. Insomma, aveva il 50% di chance (ride, ndr)”.

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