‘Eppur si muove’: cosa ci ha lasciato in dote Liverpool-Napoli?

Tra multe, armistizi e imprese insperate: una mattina dopo, cosa ci ha lasciato in dote Liverpool-Napoli? 

Liverpool Napoli
Maksimovic, Di Lorenzo e Koulibaly ad Anfield (Getty Images).

Una mattina dopo, siamo ancora qui, con la bocca di caffè, a chiederci cosa sia successo ieri ad Anfield. In molti si attendevano un deragliamento del Napoli nei pressi di Lime Street, e invece gli azzurri sfoderano una prestazione solida e compatta contro i campioni in carica. Liverpool si conferma nota gradita al buon Carletto, che contro ogni pronostico conserva la propria imbattibilità europea e ipoteca la qualificazione gli ottavi. L’1-1 di Anfield costringerà gli uomini Klopp a giocare per davvero alla Red Bull Arena, dove il Salisburgo proverà a fare il colpaccio e a sovvertire gli equilibri del girone. Al Napoli basterà, invece, un punto contro il Genk per strappare un ticket per il prossimo turno.

Evidentemente, l’incontro squadra-società in programma venerdì ha ben spronato gli azzurri ad una prestazione del genere. Presentarsi dinanzi a De Laurentiis con il punto di Anfield tra le mani, rappresenterà un grosso mazzo di fiori, con il quale il Napoli-squadra proverà ad ammorbidire la posizione del proprio datore di lavoro. Forse è ancora tremendamente presto per parlare di una ripresa o di una pace in arrivo, ma intanto le parti hanno cominciato a dialogare tra loro e i segnali di un clima più distensivo arrivano di certo. Ancelotti ritrova il proprio spirito socrateggiante nella tregua del silenzio stampa e l’attività social dell’universo azzurro, dal presidente in primis, riprende ritmi e toni di un tempo.

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Liverpool-Napoli, i punti d’ombra e gli interrogativi da porsi

Tuttavia, ci tocca essere rompiscatole e aguzzare la vista anche dopo un pareggio in casa dei campioni in carica. Le note stonate e i punti d’ombra ci sono stati e continuano ad esserci. La mancata partecipazione di Insigne, l’esclusione di Callejon (persino nei tre cambi, con Ancelotti che rispolvera addirittura Younes) e la non-esultanza di Mertens: tutti segnali che qualcosa tra i senatori e la società continua non andare, per quanto le conferenze stampa propagandistiche di Ancelotti continuino a parlare di un ambiente unito negli intenti e nelle ambizioni. E per quanto le prestazioni maiuscole di Allan e Koulibaly (unite ormai a quelle solite di Manolas e Di Lorenzo) lascino sorridere, gli interrogativi da porsi sono ancora tanti. E alcuni, anche scomodi.

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Il pareggio di Liverpool è stato figlio del periodo che è stato e che si spera sia ormai alle spalle. Senza l’ammutinamento, senza le figuracce fatte in campionato, senza le multe e gli incidenti diplomatici, avremmo mai visto un Napoli del genere in terra d’Albione? Grotteschi paradossi che sarebbe meglio non chiedersi, ma che stuzzicano e intrigano. La formazione di Ancelotti ha giocato novanta minuti di nervi, di rabbia, d’orgoglio, con l’atteggiamento di chi aveva tutto da perdere e che avrebbe preferito morire sul prato verde di Anfield, piuttosto che rientrare in patria con zero punti tra le mani. Un atteggiamento che si spera animi anche il resto della stagione azzurra, mettendo da parte rivendicazioni personali e ripicche societarie. Un Napoli meno spettacolare, ma più efficace. Perché adesso c’è bisogno di risultati e quelli mettono sempre di buon umore. Il resto verrà da sé.

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