Dal ‘veleno’ ai ‘destini forti’: così Spalletti ha già cambiato il Napoli

Venezia, Genoa, Juventus e Leicester: quattro partite che mostrano un nuovo tratto del Napoli di Luciano Spalletti

Osimhen gol contro Leicester
Osimhen (Getty Images)

«Uomini forti, destini forti. Non c’è altra strada». È vero, se ne abusa fin troppo quando si parla di Luciano Spalletti, ma il suo Napoli è tutto racchiuso in una delle sue più iconiche citazioni. E queste prime quattro partite stagionali, non fanno altro che confermarlo di novanta minuti in novanta minuti.

La vittoria col Venezia, con l’uomo in meno. Quella col Genoa, con il sorpasso all’ultima curva. Le due rimonte contro Juventus Leicester City. Cos’hanno in comune questi prime quattro di stagione? La reazione del gruppo, la capacità del suo Napoli di fregarsene delle difficoltà e di fare il diavolo a quattro per rimettere in piedi la partita.

Certo, va tenuto conto anche dell’abilità dello stesso tecnico toscano ad incidere con i cambi a partita in corso, ma ormai è un indizio che tende al dato di fatto: questo Napoli è un Napoli che non si sfalda alle prime difficoltà. Anzi, fa quadrato e tira avanti, consapevole dei propri pregi e dei propri difetti.

LEGGI ANCHE >>> Gli anelli deboli di Leicester-Napoli: l’esperimento non ha funzionato

Spalletti in panchina
Spalletti (Getty Images)

Non è più il Napoli del ‘veleno’: Spalletti ha già cambiato questa squadra

Dal veleno ai destini forti. Nel giro di un’estate, Spalletti ha già segnato una prima differenza con il Napoli di Gennaro Gattuso. Non tanto per gioco e meccanismi, piuttosto per identità e nervi saldi. Basti pensare che nella stagione e mezza dell’ex Milan, gli azzurri sono riusciti a rimontare soltanto sei volte da situazioni compromesse o di iniziale svantaggio (tre nel 2019/20, tre nel 2020/21). Senza tenere il conto delle dozzine di occasioni sprecate, dove il Napoli è riuscito a perdere prima contro sé stesso, e poi contro l’avversario di turno.

Su questa prima e decisiva differenza, Spalletti è chiamato a costruire il suo ciclo all’ombra del Vesuvio. Anche perché quello del suo predecessore, in fondo, non è stato così catastrofico. Soprattutto nei suoi momenti più lucidi. Semplicemente, il ciclo di Gattuso è crollato nella crisi di nervi (mediatica, ambientale e poi tecnica) che ha inghiottito il Napoli e ne ha spezzato il campionato, nel mezzo tra la partenza lanciata e la rinascita in primavera.

Insomma, se Spalletti vuole riportare gli azzurri in alto, non può che continuare su tale squadra, confermando la tendenza di queste prime stagionali. D’altronde, se c’è una cosa che storicamente ha tradito le ambizioni e gli obiettivi del Napoli, è proprio la capacità di mantenere i nervi saldi quando serve. Verona docet.

Impostazioni privacy