Dalla Champions con Ancelotti a senzatetto: una vita rovinata dall’alcol

Un calciatore che ha sperimentato l’emozione di giocare in Champions League sotto la guida di Carlo Ancelotti, si trova ora senza casa: la sua vita è stata distrutta dall’alcol

A molti tifosi, per quanto appassionati, probabilmente il nome di Jacob Mellis dirà poco o nulla. Eppure, all’inizio della propria carriera, il centrocampista era considerato una delle promesse del Chelsea, squadra nella quale aveva giocato fin dalle giovanili, si allenava sotto la guida di uno dei più grandi allenatori di sempre, Carlo Ancelotti, e può anche vantare una presenza in Champions League con la maglia dei Blues, a soli 19 anni contro lo Zilina.

Champions, da Ancelotti a senzatetto
Un ex giocatore di Ancelotti è diventato senzatetto (LaPresse) – napolicalciolive.com

Quei fasti, però, sono ormai lontani. Il trentaduenne, intervistato dal Daily Mail, si presenta oggi ben diverso dalla giovane promessa che guadagnava ben 500 mila euro all’anno. Costretto al ritiro poco più di un anno fa, dopo aver perso anche l’ultimo contratto, l’ex calciatore ora si ritrova senza casa, costretto a chiedere aiuto ad amici e familiari per avere un tetto sotto cui dormire o qualcosa da mangiare: “Passo ogni giorno a pensare a dove andare. Ho una famiglia, ma non voglio pesare troppo sulle loro spalle. Voglio provare a fare da solo. È difficile. Provo a non pensarci troppo, e ad andare avanti”, racconta.

Mellis: “Voglio che i giovani non commettano i miei stessi errori”

Non è stato soltanto l’infortunio al ginocchio ad aver costretto Mellis ad appendere prematuramente gli scarpini al chiodo. Come lui stesso ha raccontato al quotidiano, i problemi erano ben più gravi: “Nel corso della mia carriera, l’alcol è stato causa di molti problemi per me. Quando bevi non sei più in controllo di ciò che fai. Influenza gli allenamenti, gli allenatori non sono contenti. Mi ricordo di essere arrivato all’allenamento ubriaco una volta. Steve Holland mi ha mandato in campo. Ci sono state occasioni in cui mi ha creato problemi. David Luiz non parlava inglese, ma quando ci riscaldavamo mi diceva: ‘Hai bevuto?’ e poi ‘Basta’, agitando il dito”.

Il Chelsea ha provato a metterlo sulla giusta strada, ma non c’è stato nulla da fare: “Dermot Drummy mi ha dato un mentore, Ashley Cole, per fermarmi dall’uscire e parlarmi. Ci hanno provato, non posso mentire. Ma allora ero arrogante. Pensavo che avrei dovuto giocare, e questa forse è una cosa buona se canalizzata nel modo giusto, ma io non penso di averlo fatto. Se non venivo convocato o mi sentivo frustrato uscivo, andavo a bere. Ma non facevo un danno al Chelsea, facevo un danno a me stesso. Quando giocavo in Premier League, non mi pentivo di niente. Pensavo di essere dove fossi e basta”.

 

Ora invece le cose sono cambiate: “Da quando ho smesso di giocare, ho avuto più tempo per pensare. Me ne sono pentito. Tante persone vengono da me e mi chiedono ‘Oh mio Dio, che ti è successo?’, e questo mi fa pensare. Questa è gente che gioca in Premier League. Penso che neanche io conoscessi il talento che avevo. Fuori ero un po’ arrogante, ma dentro ero un po’ nervoso, non sapevo cosa potevo realizzare. Non ci credevo. Ora bevo ogni volta che posso, solo per dimenticare lo stress, quando mi si presenta l’occasione”.

Le cose però possono migliorare. Mellis dovrebbe entrare nella Sporting Chance Clinic in settimana, per superare la sua dipendenza, e lo stesso suo ex club lo ha aiutato a pagare dei corsi di scouting per farlo tornare a lavorare nell’ambiente: “Ho parlato con l’associazione giocatori (PFA), ho provato a spiegarlo. Penso che se non bevo ogni giorno non sia un problema. Ma causa problemi nella tua vita. Ora lavoro per correggere tutto questo. Il Chelsea mi ha aiutato a prendere i diplomi di scouting livello 1 e 2, l’ho fatto con loro e la FA a Stamford Bridge. Penso sia qualcosa che possa piacermi.

Il suo obiettivo ora è lavorare con i più giovani e aiutarli: “Mi piace osservare i giovani, credo di poter vedere il potenziale nelle persone. Guardo calcio tutto il giorno, tutti i giorni. Mi piace cercare i talenti in giro. Penso di poterli aiutare anche in altri modi, fuori dal campo. Voglio che non commettano i miei stessi errori.”

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