Ancelotti, 4 domande: cosa non va in questo brutto Napoli 

Il Napoli sta soffrendo da morire, i problemi ormai sono evidenti: alcune domande a Carlo Ancelotti per provare a guarire

Due partite, zero reti. Se escludiamo la doppia delusione col Milan dello scorso gennaio, era dal febbraio di tre anni fa che il Napoli non chiudeva due partite consecutive senza gonfiare mai la rete. Ed erano due trasferte, Juventus e Villarreal, non certo Genk e Torino. Un dato che la dice lunga sull’attuale condizione del Napoli e che deve necessariamente far sì che Ancelotti si ponga alcune domande in vista della sosta. Anche perché, se dilatiamo la ricerca, le partite a 0 reti diventano 3 su 4, compresa la sconfitta col Cagliari. Forse è proprio lì che si è rotto qualcosa, e non è indicativo che subito dopo il Napoli abbia battuto il Brescia. Nella sfida con Balotelli e compagni si è vista una squadra impaurita, incapace di reagire alla pressione di un Brescia che per una buona mezz’ora ha schiacciato gli avversari e ha rischiato seriamente di pareggiarla.

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Quattro richieste ad Ancelotti. Più una domanda: Napoli, cosa vuoi fare da grande?

Ancelotti critiche Napoli
Carlo Ancelotti (Getty Images)

Di sicuro non è il momento per fare il funerale al Napoli, e chi dice il contrario sta forse affrettando un po’ i tempi. Ma al gruppo azzurro sembrano essere venute meno le certezze, quegli automatismi che avevano invece fatto la fortuna di Sarri. Con 4 domande su 4 problematiche su tutte che devono far riflettere Ancelotti, e non poco, al netto dell’ottimismo ormai anche un po’ stucchevole sbandierato ai microfoni.

  • QUAL È IL PROGETTO TATTICO? A prescindere dal modulo, il vero problema nell’impalcatura tattica di Ancelotti sta nel non aver ancora trovato il vestito giusto a questa squadra. Il 4-4-2 liquido dello scorso anno, con Fabiàn Ruiz e Zielinski insieme (soprattutto questo Zielinski…) è insostenibile, a meno che Allan non faccia l’alieno, e non è proprio il momento. Sicuramente meglio con Elmas. Il 4-2-3-1 è abortito sul nascere causa mancanza di trequartista, il 4-3-3 sembra non piacere ad Ancelotti ma in realtà la soluzione con Allan frangiflutti e Fabiàn e Zielinski a impostare è probabilmente la più equilibrata di tutte. Ma i numeretti sulla lavagna contano poco, come Ancelotti ci ha insegnato. Ciò che è importante è trovare il vestito giusto per questa squadra e portarlo avanti con più convinzione possibile.
  • QUALI SONO I PUNTI FERMI? E veniamo quindi al secondo topic, forse il più importante di tutti. Perché il vero problema che sembra attanagliare questa squadra è principalmente nella testa. L’assenza di punti di riferimento, in campo e fuori dal campo, ha mandato in pappa le certezze dello spogliatoio al primo passo falso. Un gruppo abituato a ragionare come un’orchestra, a lavorare su uno spartito collaudato, si è ritrovato improvvisamente a dover recitare con tanti solisti ed è andato in tilt alla prima difficoltà. Un errore di valutazione e forse anche un peccato di presunzione da parte di Ancelotti, che è partito assecondando il lascito di Sarri ma poi ha voluto per forza rivoluzionare tutto, ma proprio tutto. Con risultati che si vedono soprattutto in negativo.
  • GLI INFORTUNI E I TITOLARI CON LE RUOTE SGONFIE. Passi per gli infortuni traumatici, ma molti dei problemi di quest’anno sono muscolari e bisogna lavorarci senz’altro. E poi va capito il perché dello stato di forma approssimativo di tanti titolari. Zielinski, Milik e Ghoulam ma anche Koulibaly, Allan, in parte anche Callejon e Insigne. In tanti non stanno rendendo come d’abitudine e non può essere soltanto una questione tattica. Per non parlare poi dell’equivoco centravanti. Lozano, Milik, Llorente: chi è il vice di chi? Avere tanta fluidità nelle gerarchie può essere utile a pungolare tutti, ma se si esagera può essere un pericoloso boomerang. Specialmente se questa scelta intacca la dorsale della squadra, quella che non dovrebbe essere mai toccata.
  • MENO AMBIGUITÀ IN CONFERENZA STAMPA: Gli errori più grandi, a nostro avviso, Ancelotti li sta facendo davanti ai microfoni, dove invece di solito va a nozze. Troppi proclami ad inizio anno, troppo ottimismo e alcune valutazioni che sono apparse un po’ come negare l’evidenza, soprattutto dopo Genk e Torino. Qualcosa che non va c’è, e non è peccato dirlo pubblicamente. Va bene proteggere lo spogliatoio, ma, se ormai i problemi li vede anche un cieco, negarli serve davvero a poco.

La sosta in questo caso può anche essere un bene. C’è da riprendere il timone e bisogna farlo con convinzione, seguendo una e una sola strada e puntando su chi è più in condizione. Non si può più sbagliare, il tempo degli esperimenti è finito. Il Napoli di Ancelotti deve decidere cosa vuole fare da grande e deve farlo prima possibile.

 

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