Pallanuoto, proposta l’autoretrocessione: ma è solo colpa del Covid?

A tre mesi dall’emergenza Covid, in Italia si prova a ripartire. La Pallanuoto propone la “autoretrocessione”

Vincenzo Dolce pallanuoto autoretrocessione
Vincenzo Dolce (Getty Images)

Autoretrocessione volontaria dalla serie A1 alla serie A2: è questo quello che chiedono alla Federazione Italiana Nuoto alcune società della massima serie di pallanuoto maschile per non dover essere costretti a rinunciare al massimo campionato ricominciando dalla serie D.

Il motivo della richiesta alla FIN è semplice: non ci sono abbastanza soldi per fronteggiare il prossimo campionato e si rischierebbe di non allestire squadre competitive ma composte solo da atleti più giovani e inesperti.

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Dall’Olimpo della Pallanuoto all’autoretrocessione

Sandro Campagna pallanuoto autoretrocessione
Sandro Campagna e la sua Nazionale (Getty Images)

Eppure, fino a una decina di anni fa, il campionato maschile italiano di pallanuoto era il più bello del Mondo con atleti stranieri che non desideravano altro che esseri contattati da club nostrani per vivere di emozioni continue nell’Olimpo di questo sport. Ma è possibile che l’emergenza da Covid, per quanto possa pesare sull’economia e la progettualità di un club, non sia la sola causa di questa richiesta di autoretrocessione da parte di alcuni club di serie A1?

Non stanno forse venendo al pettine tutti quei nodi che si rimandano da anni in tante, forse troppe società?

La mancanza di sponsor e di visibilità, i pochi investimenti nei settori giovanili, l’incapacità di engagement e spendibilità del “prodotto pallanuoto” rappresentano i motivi per cui nel 2020 ci sono squadre di pallanuoto che preferiscono autoretrocedere invece di giocare e onorare il nostro massimo campionato.

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Le parole di Campagna sulla crisi del waterpolo

Sandro Campagna, CT della Nazionale Italiana maschile, durante la trasmissione “Controfuga” ha affermato che nel giro di una settimana la FIN deciderà in che direzione procedere per questo nuovo anno agonistico che risulta già difficile ancor prima del fischio d’inizio. E intanto resta aperta una voragine anche per ciò che riguarda la pallanuoto femminile. Riguarderà anche le società femminili questa possibile decisione federale? Restiamo in attesa di sviluppi su una situazione ancora una volta paradossale, che mette a repentaglio il futuro della pallanuoto italiana.

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